Nei giorni scorsi, l’autrice di Uomini e Donne Raffaella Mennoia è intervenuta sui social per condividere con i fan un periodo delicato della sua vita di cui non aveva mai parlato prima d’ora, quando le hanno diagnosticato una malattia sbagliata.
Tramite le stories di Instagram, il braccio destro di Maria De Filippi ha deciso di raccontare una terribile esperienza che ha vissuto in prima persona qualche anno fa: “Qualche anno fa, dopo aver avuto dei disturbi ad una gamba, tipo mancanza di forza, crampi, dolori come delle fitte dietro al polpaccio, ho iniziato a fare risonanze magnetiche, esami anche invasivi e dolorosi, visite… non si arrivava a capire che che cosa avessi. Sono andata da un neurologo. In Italia la neurologia è quasi tutta sul centrale, perché la neurologia del periferico è abbastanza la “Cenerentola” della neurologia. Comunque, non sapendo bene a chi rivolgermi inizialmente, mi sono rivolta ad un neurologo. Dopo varie visite, dopo aver sentito vari professionisti, mi sono rivolta ad un medico che si occupava più del periferico. Abbiamo iniziato ad indagare sul perché di questa mancanza di forza della gamba, ma anche sul perché stessi perdendo tono muscolare, nonostante io mi allenassi“.
E ancora: “Fino a quando, facendo un esame, mi diagnosticano appunto questa malattia del sistema immunitario: la neuropatia. Questa si cura con delle immunoglobuline e cortisone. Quindi inizio, mio malgrado, visto che la diagnosi è stata abbastanza impietosa. Inizio una volta a settimana con queste cure per due anni. Non sto qui a dirvi che cosa significava entrare ogni volta in quel reparto, confrontarmi con il dolore e la malattia degli altri, vedere l’evolversi della loro e della mia malattia. Fino a quando io inizio a convincermi che quello che mi avevano diagnosticato non poteva essere così“.
Uomini e Donne, il racconto di Raffaella Mennoia
Ha poi continuato rivelando che, ad un certo punto, si è accorta che qualcosa non andava e ha iniziato a nutrire dei sospetti che la diagnosi fosse sbagliata: “Confrontandomi con altre persone con la stessa patologia, mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava. Quindi inizio a smanettare sul web, mi faccio il biglietto e parto per il Minnesota. Qui vengo visitata e ricoverata, vivisezionata con una serie di esami mortificanti psicologicamente. Sto lì per un periodo e per fortuna alla fine la diagnosi mi dà ragione. Ci tengo a precisarlo, è una diagnosi ad esclusione. Non voglio entrare nello specifico di cosa perché non voglio che quelli che sono stati i miei sintomi poi ve li riconosciate totalmente. Vediamo un attimo se, usando queste parole, qualcuno afferra quello che sto dicendo, senza entrare nel particolare perché non vorrei condizionare nessuno per le proprie diagnosi“.
Scoperto l’errore, è così arrivata la conferma di avere un altro problema di salute: “Quindi poi mi dicono che è un’altra cosa, perché io effettivamente ho un problema, ma è un’altra cosa, non una malattia autoimmune. Sono passati tanti anni e probabilmente la diagnosi fatta per esclusione era corretta. Ovviamente quando vi racconto queste cose non vi sto dicendo di non fidarvi dei medici, anzi, menomale che esistono“.
Ecco perché non ha denunciato
Raffaella Mennoia ha concluso il suo racconto rivelando il motivo per cui ha deciso di non denunciare nessuno: “Perché non ho denunciato? Francamente, perché ero stanca. Volevo mettere un punto e una croce a questa esperienza e non è nella mia natura inseguire nessuno, sotto nessun punto di vista. Non ce la faccio a seguire processi. Spero che nessuno passi quello che ho passato io. Penso che ognuno abbia il proprio percorso, io vi sto raccontando la mia esperienza. Quindi, a fronte di un medico che ha sbagliato diagnosi, per fortuna ce n’è stato un altro che mi ha dato la giusta indicazione. Ho fatto fatica a raccontarlo, altrimenti lo avrei raccontato anni fa, me ne sono ben vista. Questa esperienza mi ha fatto avvicinare a chi è malato. La ricerca è importante. Ci tengo a questa cosa“.
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