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Andrea Scanzi, intervista con il volto più cool del giornalismo italiano

Andrea Scanzi, intervista con il volto più cool del giornalismo italiano
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Con Marco Travaglio e Luca Sommi forma il trio delle meraviglie del sabato sera del Nove. Andrea Scanzi, 24 ore prima della messa in onda di Accordi e Disaccordi ha trovato il tempo per questa intervista. Ecco cosa vedremo domani in puntata e cosa pensa della politica, dello sport e del mondo dei giovani uno…


Oggi abbiamo incontrato uno dei giornalisti più carismatici e seguiti nel nostro paese. Andrea Scanzi, con Luca Sommi e Marco Travaglio compone il dream team del Sabato sera sul Nove. Una squadra fatta di carisma, preparazione e approfondimento, ma soprattutto di più punti di vista, che contribuiscono ad informare e tenere i telespettatori al passo con quello che accade nel mondo e nel nostro paese. Se la tv generalista è abituata ad un sabato sera fatto prevalentemente di lustrini e lacrima facile, il Nove, forte delle stagioni di ascolti trionfali, ha dato il prime time ad un talk di politica ed attualità che sta legittimando questa posizione privilegiata. Prima della diretta di domani Andrea Scanzi, con il suo consueto ritmo affascinante, mi ha portata nel mondo di Accordi & Disaccordi… ed anche un po’ nel suo mondo in cui oltre alla politica, ci sono anche lo sport ed un amore viscerale per la musica!

Il tuo modo di intendere la professione, sia come linguaggio che come argomenti trattatati, è decisamente trasversale e poggia sempre su una grande competenza. Questo come ha funzionato nel tuo lavoro?

La mia trasversalità è figlia di una certa predisposizione all’eclettismo che ho sempre avuto. Io sono molto curioso ed inquieto, desideroso di sapere tutto ciò che mi piace. Non sono minimamente una persona che parla solo di politica, io vengo da musica, sport e letteratura, quelle cose lì mi sono rimaste dentro e ce le avrò sempre. Sono diventato famoso come giornalista politico e come polemista, e sono anche quello ma sono anche tante altre cose; questo mio eclettismo si percepisce anche nella dimensione professionale perché se è vero che io sono una presenza stabile in tv, sono anche uno dei pochissimi nel mondo del giornalismo italiano che da 14 anni fa teatro con continuità. Se si percepisce competenza anche in altri settori è perché li ho affrontati nella professione prima di diventare celebre come giornalista politico e spero di portare questa trasversalità anche in Accordi & Disaccordi. Forse la diversità e la forza di questo programma dipendono anche dalla presenza di queste nostre 3 figure eclettiche come me, Luca e Marco.

Rischierò di essere banale: tra queste 3 macroaeree (sport, musica e politica) ce n’è una che nel tempo continua ad appassionarti più di altre?

La cosa che mi piace di più in assoluto è raccontare la musica. Poche cose mi rendono felice come raccontare la musica a teatro, che sia un racconto di Gaber, di Battiato o dei Pink Floyd. Io a livello musicale dagli anni’60 ai ’90 e primi 2000, sui musicisti italiani e stranieri, sono preparato. Lo sport ultimamente lo seguo di meno, e lo faccio di più. Gioco a padel con i miei amici e mi sta dando molta soddisfazione praticare questo sport. La politica l’ho lasciata per ultima perché mi appassiona poco, la percepisco più come lavoro. Non ho nessuna passione per la politica attuale. Quello che mi salva quando vado in tv ed in teatro (perché lungi da me andare in tv solo a svolgere il mio ruolo e timbrare metaforicamente il cartellino) è l’importanza che mi rendo conto di avere quando vado in tv e mi espongo. Mi rendo conto, cioè, di avere la grande fortuna di poter dire tutto quello che penso, in un momento storico particolarmente fosco come questo, e di dare la voce, così, a milioni di persone. Capisco questo soprattutto quando sono al bar, in treno, al ristorante e incontro tante persone che mi dicono “per fortuna che ci sei tu perché quando vai in televisione è come se parlassimo noi”. Ecco, questo elemento mi tiene aggrappato con entusiasmo alla sfera politica. Sapere che vado in televisione a dire quello che penso e che nelle mie parole si rivedono tante persone, mi tiene vivo. Questo mi è successo anche tre giorni fa a teatro quando c’è stato il debutto del mio spettacolo “La Sciagura”. Mi sono reso conto che il teatro era strapieno e c’era tanto entusiasmo. In questo caso non ero solo appagato dal mio successo personale, ho capito di essere un terminale per l’indignazione altrui e questa è una cosa semplicemente straordinaria.

Considerando che hai messo la musica al primo posto, prendo spunto da questo per parlare del ritmo che c’è nella tua comunicazione. Credi sia questo che attira a te un pubblico di giovani? Riscontri il successo che hai tra i giovani quando li incontri fuori dalla tv e dal teatro?

La risposta è si, lo riscontro e credo che il ritmo sia una mia caratteristica. Sono abbastanza veloce, ho i tempi televisivi ed ho una grande forza, che mi riconosco tra mille difetti: non sono noioso. Quasi mai resto indifferente o annoio. Probabilmente questa cosa intercetta i l gusto dei giovani. Probabilmente questo successo è dovuto anche all’utilizzo che, soprattutto negli anni precedenti, ho fatto dei social. I giovani seguono i miei video su Youtube per esempio, e spesso mi dicono che il mio modo di raccontare la politica li fa divertire; quando parlo di divertimento mi riferisco all’accezione più nobile della parola. I ragazzi mi dicono che con me imparano cose di politica (o della musica di decenni passati) senza annoiarsi. Il  ritmo un po’ è una dote innata, un po’ si affina con tempo ed esperienza in tv, ma soprattutto con i monologhi in teatro durante i quali se non hai ritmo non puoi avere nessuna possibilità di successo. Per tornare ai giovani ed al ritmo che li cattura ti dico: per catturare l’attenzione di un giovane hai 30 al massimo 40 secondi, ed io di solito riesco ad agganciarli in quel tempo. Spesso anche a teatro trovo dei 20enni in platea, e questo ti assicuro soprattutto per chi fa spettacoli di politica o musica d’autore, non è così scontato.

La tua scelta di usare i social per “fare opinione” è stata in anticipo netto rispetto a tanti tuoi colleghi. E’ stato un caso fortuito o avevi previsto che la comunicazione si sarebbe spostata in quel settore?

Qualcosa ho previsto, tra i giornalisti sono tra quelli che ha saputo usarli al meglio;  nel 2013 sono stato premiato come miglior giornalista su Twitter. Anche la mia pagina Facebook nel 2020-21 faceva numeri pazzeschi. Di certo avevo capito questa potenza dei social e li ho saputi usare. Sicuramente ho fatto anche i miei errori sui social network, qualche post e qualche video non li rifarei. Adesso sono un po’ in una fase di reflusso, li uso meno anche perché quando sono a casa preferisco stare con la mia compagna o giocare a padel. Il social è importante, ma bisogna saperlo usare con competenza e rispetto. Quello che è drammatico in questo momento sui social network è la Suburra nei commenti. Questo mi da molto fastidio. Noi dobbiamo fare in modo di trasformare il web in qualcosa che non sia più far-web. Nel mio piccolo sono due anni che io querelo almeno 20-30 persone l’anno proprio perché non mi piace sottovalutare una cosa che invece al contrario secondo me troppe persone stanno sottovalutando, perché poi succedono cose come quelle della ristoratrice di Lodi. I social possono fare malissimo.

A proposito di social e pericoli da sovraesposizione, cosa ne pensi del caso Ferragni?

Ne ho parlato poco perché prima di tutto non è una vicenda che mi appassiona. Non ho mai seguito il mondo Ferragnez e tutto sommato non me ne è mai fregato niente di Chiara Ferragni, non in senso negativo, ma semplicemente non mi affascina come mondo. Ne parlo e ne ho parlato poco anche perché ho un bel rapporto con Fedrico (Fedez ndr) e quindi non ho mai voluto infierire su una persona che si sta separando, ha dei problemi di salute non indifferenti, ed in più nel caso Ferragni è la parte lesa, o comunque se non lesa quantomeno incolpevole, questo ha fatto si che ne parlassi poco. Nel caso specifico ti dico: Chiara Ferragni è un imprenditrice furba e molto scaltra che ad un certo punto si è sopravvalutata ed è entrata in quella dimensione pericolosissima che ti fa sentire inattaccabile ed invincibile. Questa è una cosa che io ho visto accadere a tutti i miei amici che sono diventati giornalisti, artisti, politici di riferimento forti; entri in un trip di megalomania ed egocentrismo all’interno del quale ti convinci di poter fare qualsiasi cosa e molli il colpo; non fai più i controlli che avresti dovuto fare e cadi fragorosamente. La caduta prima o poi c’è sempre per tutti, ci siamo passati tutti. Nel suo caso è stata una caduta fragorosa enorme, lei secondo me non la sta gestendo bene: dal video con la tutina grigia in cui frignava all’intervista imbarazzante con Fazio. Ovviamente per quanto riguarda l’intervista non mi riferisco al lavoro di Fazio, che ha fatto un record di ascolti, ma alla totale assenza di contenuti portata da Chiara Ferragni, che è stata zitta per mesi e poi si è presentata in tv per non dire sostanzialmente nulla. Ora la vedo che continua ad avere difficoltà nel gestire la sua comunicazione, dai video che posta alle polemiche sulla copertina de L’Espresso (che era una satira assolutamente legittima a mio avviso). Però esattamente come prima non la seguivo, ora non dedico neanche un post alla Ferragni perché non mi va di muovermi come il classico italiano medio contro il famoso e potente che inciampa. Non la celebravo prima e non ne parlo adesso, anzi, a livello personale le auguro buona fortuna, perché sicuramente non sta vivendo un momento facile.

Ultima domanda sulla puntata di domani, Sabato 16 Marzo, di Accordi & Disaccordi: cosa vedremo?

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Io continuo a pensare che la forza del programma sia nell’ossatura fatta dal nostro trio, quindi da Luca, Marco e me. Domani ci sarà la conduzione di Luca, il monologo di Marco che trovo televisivamente molto bello, e ci saranno le mie pagelle. Torna lo spazio di Feltri, che è stata un’idea di Luca, e secondo me è vincente perché mostra finalmente un Vittorio Feltri meno borbottone e più melanconico. Ci sarà Massimo Cacciari che sono molto contento di avere in trasmissione perché lui in questo momento storico è uno degli intellettuali che ha più il coraggio di inseguire la pace e di prendere posizioni anche scomode. Poi ci sarà il sondaggista Renato Mannheimer che sicuramente racconterà il momento politico attuale e qualche retroscena sul mondo dei sondaggi, come avvengono e come funzionano. Infine avremo una politica che secondo me interpreta una bella idea di centro sinistra: Rosy Bindi.

La chiave che avete trovato è sicuramente vincente e forse, correggimi se sbaglio, sta proprio nel vostro somigliarvi ed allo stesso tempo essere così diversi tra voi. Mi riferisco a te, Luca Sommi e Marco Travaglio

Credo e spero che sia così. Devo dare atto a Luca di avere trovato trovato ritmo e partitura che funzionano in prima serata. Chiaro che quando ci hanno detto che saremmo passati in prima serata il sabato sera abbiamo detto “bellissimo”, un po’ però le gambe ci tremavano. La trasformazione dalla seconda alla prima serata è stata una cosa che prima di tutto e di tutti ha fatto, pensato e ideato Luca. Luca è l’autore televisivo, non io e non Marco. Questo cambio di ritmo, che per ora sta funzionando lo dobbiamo a lui!