Mercoledì scorso si è conclusa la settima stagione di Belve, in onda su Rai2, condotto dalla sempre graffiante Francesca Fagnani. Con il ‘best of’ di queste 8 puntate, per un totale di 16 interviste, Francesca raggiunge il 4.57% di share nonostante la programmazione in seconda serata e di 2-3 puntate a settimana. Già perchè il direttore di Rai2, Stefano Coletta ha scelto di modificare la programmazione avvicendando lei, Alessandro Cattelan e Stefano De Martino ognuno con il proprio format, ma senza diluire le puntate in un’arco temporale più lungo. Il programma ha superato le aspettative per i suoi ospiti e le dichiarazioni, spesso choc, davanti alle domande provocatorie della giornalista.
Ma se abbiamo visto chi ha accettato l’invito della Fagnani, in molti si sono tirati indietro rifiutandosi di affrontare il duro botta e risposta davanti alle telecamere. Tra questi, una insospettabile come la giornalista Selvaggia Lucarelli. Che sia stata paura di affrontarla?
Belve, Selvaggia Lucarelli: “Le interviste illuminano più lei che l’intervistato”
Durante l’ultima intervista con l’esperto di tv, Davide Maggio, Selvaggia ha ripercorso questo anno 2022, non proprio felice tra lutti – di recente la perdita della madre e prima ancora, del cane – e discussioni dentro e fuori il programma di cui è giudice, Ballando con le Stelle. Nemmeno il compagno Lorenzo Biagiarelli è riuscito a farsi amare da giuria e pubblico del programma, tanto da esser stato eliminato alla settima puntata con sommo dispiacere di Selvaggia.
Per quanto riguarda Belve, la Lucarelli aveva spiegato il suo ‘no’ alla presenza in studio bollando il tipo di intervista come quella in cui la conduttrice vuole solo ‘vincere’ e non conoscere davvero l’intervistato a cui si rivolge. Maggio chiede ulteriori lumi su questa affermazione: allora evitare il confronto, è per non perdere con la Fagnani?
Vuole vincere nel senso che sono interviste che illuminano più lei che l’intervistato, tutto qui. Il perdere è non avere nulla da guadagnarci, nel mio caso. Io faccio la giornalista, non amo molto parlare attraverso gli altri, ho la possibilità di dire tutto quello che voglio con i miei strumenti diretti.
Per essere intervistati a Belve bisogna avere il coraggio di farlo e non tutti ce l’hanno: è mancanza di coraggio o la paura di venir sminuiti?
Se dai potenziali intervistati è vissuto come un atto di coraggio è un problema, perché vuol dire che l’intervista è percepita -appunto- come un’imboscata. Un conto è la domanda scomoda, il mettere anche sotto torchio su un determinato tema, un conto è che questo diventi l’unica cifra di chi intervista, con sottolineature feroci dopo la risposta, lo sguardo sarcastico sulla cartellina e faccette allusive. È una cifra che funziona per chi intervista, meno per chi viene intervistato perché non c’è ascolto, ma provocazione.